2 aprile NEUROTIPI - SPETTRO AUTISTICO


 2 Aprile 2021

DUE O TRE COSE CHE SO DI LEI (titolo ripreso da un vecchio libro che non c'entra nulla se non nei termini della sottolineatura di quanto sia difficile comprendere davvero l'altro - il generico altro, tant'è che il libro parla di una psicoterapia con un paziente neurotipico):

- Partiamo dalle basi: il blu sta bene solo quando è il cielo dietro l'arcobaleno (eh si! perchè il blu non è stato mai scelto dalle persone autistiche e la gran parte di loro non si sente rappresentata da questa cromia). E poi diciamocelo, il blu sta bene a Sadness (Tristezza in Iside Out per intenderci) ma per l'appunto lui non era il solo ad abitare il Leib (il corpo incarnato di Husserl) di Riley, e  se non sarà il solo ad abitare nei Leib degli spettatori di Inside Out, non capisco proprio perchè debba essere il solo ad albergare nelle persone autistiche tanto da essere eletto a colore-bandiera.

- I puzzle, i pezzi di puzzle, meglio ancora se blu (anche se ultimamente qualcuno almeno ce li presenta multicolor!) vanno bene per pubblicizzare un brand di balocchi o più finemente lo spirito cooperativo di una squadra; certo poi son carini, ci si può divertire, possono diventare una passione (a volte anche una compulsione), si possono usare per potenziare le strategie visuo-spaziali, quelle di pianificazione e programmazione nuerocognitiva, quelle di coordinazione occhio-mano, quelle fino-motorie; si possono usare singolarmente per non far traballare la gamba di un tavolo; salvano un sacco di famiglie dai pomeriggi post pranzo di Natale; ma NO, in nessun caso mi verrebbe in mente di accostarli a una persona, men che mai ad un gruppo di persone: ma ve la ricordate la sensazione di quando, dopo aver finalmente quasi completato un bel puzzle, arriviamo in fondo e ci accorgiamo che ne ce ne manca proprio uno; ma che tristezza infinita, altro che Leopardi! Un progetto mancato, tutto lo sforzo proteso a raggiungere lo scopo (perchè poi i puzzle si incorniciavano con tanto di vetro a protezione e si appendevano in camera!), tutto vanificato irreparabilmente in un attimo che ha il sapore dell'eterno.

-Bolle, palloncini, pianeti, elmi di scafandri e quant'altro renda l'idea dell'ovattato, del rinchiuso in guscio e quindi dell'isolato vanno bene per spiegare le sensazioni che accompagnano l'occlusione della Tuba di Eustacchio o più agilmente il rumore della conchiglia (che dipende da un fenomeno fisico caratteristico e con cui il melanconico romanticismo non c'entra proprio nulla). Ma NO, non per "rendere l'idea" di come si senta una persona autistica. Ve lo immaginate se qualcuno cercasse di spiegare chi siete mostrando una vostra foto in cui tenete due belle conchiglione attaccate alle orecchie?! Con magari anche qualche vostro caro che vi guarda fra il curioso e l'impaurito (quando va bene)?! Mi pare una scena quantomeno discutibile ed ambigua. E di sicuro lontana dall'esperienza dei possibili sovraccarichi sensoriali e successivi meltdown!

- Ricordiamoci che le parole e i simboli creano legami, creano verità, creano identità e cultura: facciamo attenzione a come le usiamo!!!

E ALLORA:

- -  StOp alle MeTaFoRe - sToP ai PaRaGoNi - StOp alle FrAsI d'EfFeTtO - sToP agli SlOgAn (che fanno bene alla pubblicità ma non all'informazione). Le persone autistiche son persone ed in quanto tali irriducibili

- -  Se vogliamo consacrare anche noi il 2 Aprile in quanto Giornata Mondiale della Consapevolezza dell'Autismo, limitiamoci all'informazione (scientificamente validata magari!) e se vogliamo strafare diamo una lettura a qualche saggio che si è interrogato sul continuum normale-patologico e sugli effetti potenti e paurosi (quelli di si!) di assumere un certo fenomeno come normativo rispetto al resto....... 

NEUROTIPI   ----   non più neurotipici


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